da Il domani di bologna
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Le associazioni gay, lesbo e trans bolognesi in rivolta
Quel reggae omofobo
La protesta. Nel mirino delle associazioni le esibizioni di due gruppi giamaicani dai testi fortemente intrisi di violenza e sessismo
Marco Bettazzi
Le associazioni gay, lesbiche e transessuali di Bologna sono in rivolta per due concerti che si dovrebbero tenere all’Estragon e al Link. A scatenare le ire del movimento Lgbt è l’arrivo dei gruppi Capleton e Beenie Man, due band giamaicane dai testi fortemente omofobi «che inneggiano al rogo di gay e lesbiche e veicolano l’odio per la diversità ». Due esibizioni che le associazioni promettono di impedire a tutti i costi.
«Non possiamo e non vogliamo permettere che questi soggetti attraversino i luoghi della cultura di questa città e, in particolare - spiega una nota firmata da Arcigay il Cassero, Arcilesbica, Mit, Antagonismo gay e Fuoricampo lesbian group - quelli che dovrebbero rappresentare spazi di critica verso certi messaggi». È quindi con «preoccupazione» che le associazioni vengono a conoscenza dell’esibizione di Capleton fissata all’Estragon per il 10 maggio e di Beenie Man del 29 maggio al Link.
«Viviamo già quotidianamente le prediche, le pressioni e le ingerenze della Chiesa - spiega Marco Geremia di Antagonismo gay - e le continua aggressioni subite da gay e lesbiche in tutta Italia. Questi musicisti sono portatori di un messaggio di violenza e per chi propaga odio non c’è posto in una città attiva come Bologna». E a testimonianza cita una serie di brani tratti dalle loro canzoni. Testi che invitano a «prendere i bazooka e uccidere i froci», a «bruciarli» o ad «uccidere le lesbiche».
«Non possiamo permettere che messaggi e forme di comunicazione esplicitamente fasciste, reazionarie, sessiste ed omofobe continuino a propagarsi liberamente, e ancor peggio - continuano le associazioni - attraversino tutti quei luoghi che dovrebbero invece essere il punto di partenza della lotta alla violenza sessista e machista». Ma non vogliono, precisano, una censura che non li interessa. «Noi non vogliamo che cantino le loro canzoni né a Bologna né in nessun’altra parte del mondo». «Fino ad oggi abbiamo sempre collaborato con Link ed Estragon - spiega Matteo Cavalieri di Arcigay - Loro sanno che accogliere questi personaggi porterebbe ad una rottura. La prossima volta bisognerebbe informarsi prima».
La risposta dei locali chiamati in causa è immediata. «Quel concerto non è in programma - taglia corto Luca Santarelli del Link - non ne abbiamo saputo niente e non abbiamo dato disponibilità». Si dice invece «stupito » Lele Roveri, di Estragon, «per le polemiche nate per il concerto di Capleton, un artista che francamente non conosciamo. Il concerto è organizzato dalla società “Pirates Production” che periodicamente organizza spettacoli e concerti di musica reggae presso la nostra struttura. Nulla sapevamo - precisa - dei contenuti omofobi e sessisti delle canzoni di questo artista». La “Pirates production” è celebre in tutta Italia per l’organizzazione di festival reggae ma i suoi rappresentanti sono in questo momento all’estero. All’Estragon, comunque, continua Roveri, «non c’è mai stato e non ci sarà mai spazio per artisti portatori di messaggi intolleranti e razzisti. Di conseguenza, se non ci sarà un chiarimento tra le parti, se non verranno fugati i dubbi circa i contenuti delle canzoni dell’artista, Estragon negherà l’utilizzo della sala per il suddetto concerto, pur consapevole che ciò arrecherà un inevitabile disagio e un evidente danno economico agli organizzatori dell’evento».Un appoggio alle associazioni bolognesi arriva anche da un esperto del settore, il cantante Bunna del gruppo reggae torinese Africa Unite. «Capleton e Beenie Man fanno parte di una corrente musicale chiamata “Dance Hall”, sviluppatasi negli ultimi anni, che è il corrispettivo giamaicano dell’hip hop più violento». Tiene però a sottolineare che «il vero reggae è tutt’altra cosa: è un canto di rivolta che promuove ideali positivi e che poco ha a che fare con il machismo di questi gruppi».