da La Stampa, 08.05.2007 – http://www.lastampa.it
Capleton all'Hiroshima "Grazie, meglio di no"
EVENTO ANNULLATO
SALTA IL CONCERTO IN PROGRAMMA STASERA
Porte chiuse per il predicatore di un reggae anti-gay
Paolo Ferrari
Avrebbe dovuto debuttare a Torino la tournée del controverso cantante giamaicano Capleton, il cui concerto era stato annunciato questa sera a Hiroshima Mon Amour. A poche ore dall'evento, però, lo show è stato annullato. Cose che da qualche anno a questa parte accadono quando c'è di mezzo un esponente della scena reggae più radicale, di cui le associazioni pro gay e lesbiche chiedono il boicottaggio. In Giamaica, un micidiale cocktail tra machismo esasperato e integralismo religioso ha infatti trasformato la caccia al diverso in una specie di sport nazionale, e anche cantanti affermati come Sizzla, Beenie Man, Elephant Man, T.O.K. e lo stesso Capleton si sono macchiati di testi violenti. Invitano a uccidere, in sintonia con i sempre più frequenti episodi di omofobia armata che si registrano a Kingston, dove a volte ci scappa anche il morto. Molti concerti vengono annullati, le sale sono spesso presidiate da attivisti gay o di Amnesty International. In Italia l'argomento fa male soprattutto a sinistra, poiché il reggae "peace and love" di Bob Marley è una bandiera no global e le serate "dance hall" sono appannaggio di centri sociali, circoli Arci e locali alternativi. Dove Capleton è tra i più ballati. Non a caso la patata bollente è arrivata tra le zampe di Hiroshima, del Villaggio Globale di Roma e dell'Estragon di Bologna. Nel capoluogo emiliano si è tenuto un incontro tra il fronte gay e gli organizzatori, a Roma ha chiesto l'annullamento dello show un coordinamento nazionale di cui fa parte il centro sociale Gabrio di Torino, che spesso ospita artisti reggae politicamente corretti come Macka B e Horace Andy. Ma i concerti dovrebbero farsi ovunque, dopo che lo stesso Capleton ha accettato di firmare un documento di Outrage, l'associazione inglese che per prima sollevò il caso. Il testo parla chiaro: "Ho deciso di non cantare nulla che possa incitare alla violenza nei confronti di qualsiasi essere umano". Una via d'uscita che tuttavia non ha convinto tutti. Hiroshima, sensibilizzata dal cartello Torino Pride, ha deciso di andare controcorrente e annullare lo spettacolo: "Avevamo chiesto e ottenuto precise garanzie all'agenzia che ci porta l'artista, la Tour de Force di Roma. Non avremmo comunque accettato testi discriminatori nelle sale in cui si sono svolte le riunioni per il Torino Pride, e se Capleton avesse detto sciocchezze sarebbe saltato il contratto. Ci pareva che la situazione stesse cambiando, soprattutto dopo la firma del documento di Outrage. Le associazioni locali però ci hanno invitati a cancellare comunque l'appuntamento; ci siamo riuniti, abbiamo votato per alzata di mano e la risposta è che Capleton a Torino non canta". Scontato che finirà così anche Beenie Man, altro firmatario in origine annunciato a Hiroshima il 1° giugno. I dubbi sull'opportunità di dare spazio a questi personaggi è condiviso da Bunna, leader degli Africa Unite e veterano del reggae italiano: "Sono grandi artisti, hanno rinnovato la scena e inciso dischi formidabili. Però credo che un segnale lo si debba dare, e lasciarli a casa sarebbe la cosa migliore, come del resto ha fatto il festival italiano più importante in materia, il friulano Sunsplash". Travolti dal mito della vita da papponi dilagante nel rap americano, i giovani cantanti giamaicani hanno spesso sostituito la marijuana con il crack, le preghiere rasta con le folli corse in moto e pickup.
Quel cantante giamaicano che scandalizza il mondo
Il personaggio
Quel cantante giamaicano che scandalizza il mondo "Bun Out Di Chi Chi" è una frase che in patwa giamaicano significa "brucia i froci"; nonché il titolo della canzone che più di ogni altra sta creando problemi a Clifton Bailey, in arte Capleton, cantante nato nel 1967 a Islington, Giamaica, e da quindici anni sulla breccia del reggae mondiale. Con tanto di pubblicazioni negli Stati Uniti su etichetta Def Jam, distribuita Universal. Ma senza la soddisfazione di quel Grammy Award di categoria che la giuria ogni anno evita di attribuirgli per non sollevare un uragano di polemiche. Mistico, impegnato socialmente, nemico giurato della Chiesa di Roma come tutti i "rastafarian", fu tra i primi a ribellarsi alla violenza che dieci anni fa infestava le dance hall e di cui furono vittima anche alcuni suoi colleghi. Peccato che oggi in Giamaica quella stessa violenza si sia diretta contro gli omosessuali. Spesso al ritmo delle canzoni incise dalle maggiori star dell'isola.