L'unita' 11/05/2007
PROTESTE Arriva in Italia Elephant Man, uno di quei cantanti reggae che incitano a odiare gay e lesbiche e, in alcuni casi, a ucciderli. Scattano gli inviti a boicottarlo. Intanto Capleton ha annullato il suo tour italiano
di Silvia Boschero
Nello slang di Kingston, la caotica capitale giamaicana, i gay sono i «butty boys», dove «butt» evoca signorilmente il fondoschiena. Un epiteto per nulla scherzoso e tanto meno affettuoso: contro i «batty boys» da anni una pletora di cantanti giamaicani si accanisce con rime insultanti. C'è chi canta che se le lesbiche vengono stuprate «non è colpa nostra», chi invita senza tanti a uccidere. Ora arriva per la prima volta in Italia (il 15 al Liveclub di Trezzo sull'Adda nel milanese e il 16 al Teatro Tendastrisce di Roma) uno di questi cantanti-dj, uno dei piu’ noti: Elephant Man (nome d’arte di Bryan O’Neal) classe 1974. E per alcune strade, almeno quelle nel quartiere romano di S.Lorenzo, compaiono manifesti contro l’omofobia di questo e di altri musicisti con l’invito a boicottarli. E come riporta il sito www.gaynews,.it, il ballatissimo giamaicano Capleton, che doveva iniziare un tour da Torino l'8 maggio scorso, e nei suoi testi invita a far fuori chi e' gay, ha rinunciato. A Bologna sono saltate sia la sua esibizione, programmata all'Estragon, sia quella di Beenie Man, un altro che fa del sessismo e della violenza un Leitmotiv.
Gli attacchi a gay e lesbiche sono diventati quasi uno sport nazionale in Giamaica quando il reggae, soprattutto nei primi anni 90, ha perso via via la sua indole spiritualista e universalista, tradendo in sostanza la lezione di Bob Marley, confondendosi col clichet dell'hip-hop piu' triviale: belle donne svestite e possibilmente volgari, gioielli e caccia ai gay. Poi qualcuno ha iniziato ad arrabbiarsi. Nel 2005, grazie alle proteste delle associazioni gay e per i diritti umani, fu annullato il concerto bolognese di Sizzla, uno che senza vergogna incitava a ''sparare ai finocchi'', mentre la scorsa estate un gruppo di omosessuali organizzati si e' presentato sotto il palco di Buju Banton. Il nostro agli esordi della carriera aveva contribuito alla caccia alle streghe con un brano poi ripudiato. Il lupo perde il pelo ma non il vizio: Banton (nonostante da anni si dichiari convertito al rastafarianesimo di Bob Marley) di fronte alle effusioni del pubblico gay si e' comunque indispettito e come risposta ha interpretato proprio la canzone incriminata. Il problema è stato posto con forza anche al Rototom Sunsplash, il mega festival estivo di Osoppo dedicato al reggae, che dallo scorso anno chiede ai musicisti di sottoscrivere un documento di scuse in cui si impegnano a non propagandare la violenza anti-gay. Se non firmi nonsuoni. E difatti Beenie Man rimase fuori.
Anche perche' in Giamaica non si scherza: solo nel 2004, in un pesante clima di violenza, hanno ucciso tre dirigenti del locale movimento gay. Elephant Man fa musica spigolosa, ritmiche asciutte e stile verbale tagliente, ma dai contenuti insostenibili. Da anni coltiva l'omofobia e non rigetta i suoi trascorsi se non costretto. Nel 2003 il movimento per i diritti britannico Outrage! ha chiesto l'arresto suo e di altri cantanti reggae convinti che fosse necessario fare strage di gay. Poi sono arrivate le scuse, e la cosa è caduta nel nulla. Anche stavolta si muovono le proteste e lui, il re della dancehall soprannominato «Energy god», se ne frega. Prodotto da Puff Daddy, re Mida dell'hip hop a stelle e strisce, ha fatto da testimonial per una multinazionale di abbigliamento ai giochi olimpici del 2004 per la Giamaica e la diva del nu-soul Mariah Carey lo vule con sé. Bob Marley? Un maestro, dice lui. Dio? Il mio punto di riferimento, sottolinea. Ma forse 1'unica lezione che ha studiato bene è quella del marketing.